DeMartino·E (1965) • La fine del mondo (Einaudi 2019)

La fine del mondo

Contributo all’analisi delle apocalissi culturali


di Ernesto De Martino

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▫▫▷ ‹Premessa› di Marcello Massenzio [pp. ix-xv]

Introduzioni [pp. (3) 5-63]

▫▫▷ Giordana Charuty: «Tradurre» La fine del mondo [pp. 5-29]
• La storia di un libro fantasma [pp. 5-19]
• Le sorprese dell’archivio, la prova di un’altra lingua [pp. 20-23]
• I tre tempi della ricezione francese [pp. 24-29]

▫▫▷ Marcello Massenzio: La fine del mondo nell’opera di Ernesto De Martino [pp. 31-43]
• Il «doppio sguardo» dell’etnologo [pp. 32-36]
• Il dramma soteriologico nella magia e nella religione [pp. 36-39]
• La morte e le sue rappresentazioni culturali [pp. 40-41]
• Cristianesimo e storia [pp. 41-43]

▫▫▷ Daniel Fabre: La controversa ricezione de «La fine del mondo» [pp. 45-58]
• Anacronismi e contraddizioni [pp. 48-52]
• Domande e risposte [pp. 52-58]

▫▫▷ Preambolo
• L’edizione del testo [pp. 59-61]
• Apparato critico [p. 61]

• ‹Ringraziamenti› [p. 63]

▫▫▷ Ouverture ‹Domani ci sarà un mondo?› [pp. (65) 67-68* … 88]
• Il problema della fine del mondo [pp. 69-76]
• Apocalisse del terzo mondo e apocalisse europea [pp. 77-88]

••› Il progetto [pp. 89-90]

▫▫▷ Capitolo primo — ‹Mundus› [pp. (91) 93-96* … 154]
• 1. Il caso del contadino di Berna [pp. 97-116]
• ‹Mundus 2› [pp. 117-118*]
• 2. ‹Mundus patet› [pp. 119-128]
• 3. Eterno ritorno e simbolismo mitico-rituale [pp. 128-154]

▫▫▷ Capitolo secondo — Le apocalissi psicopatologiche [pp. (155) 157-162* … 242]
• 1. Le esperienze vissute di fine del mondo [pp. 163-182]
• 2. Occorre partire dall’ethos del trascendimento [pp. 182-187]
• 3. Sociologia, psichiatria culturale, etnopsichiatria [pp. 188-208]
• 4. A quali condizioni l’esperienza di fine del mondo può essere definita patologica? [pp. 208-218]
• 5. Il religioso e lo psicopatologico: come pensare la loro interdipendenza? [pp. 219-242]

▫▫▷ Capitolo terzo — Il dramma dell’apocalisse cristiana [pp. (243) 245-247* … 309]
• Le esigenze della ragione storica [pp. 249-263]
• L’apocalisse culturale proto-cristiana come oggetto storico [pp. 263-274]
• I limiti della teologia protestante [pp. 275-301]
• Dalla metastoria alla storia [pp. 301-309]

▫▫▷ Capitolo quarto — Apocalisse e decolonizzazione [pp. (311) 313-318* … 345]
• L’umanesimo etnografico [pp. 319-326]
• I movimenti profetici [pp. 326-345]

▫▫▷ Capitolo quinto — L’apocalisse dell’Occidente [pp. (347) 349-353* … 412]
• Una apocalisse senza escaton [pp. 355-367]
• Le rotture della modernità estetica [pp. 367-378]
• Abbiamo perso il sole [pp. 378-386]
• Il mondo è indigesto [pp. 387-396]
• Il mondo è assurdo [pp. 397-403]
• Il mondo mi annoia [pp. 403-408]
• Il mondo è vuoto [pp. 409-412]

▫▫▷ Capitolo sesto — Antropologia e marxismo [pp. (413) 415-420* … 471]
• L’eredità di Croce [pp. 421-426]
• Presenza, vitalità, storicità [pp. 426-435]
• Marxismo e religione [pp. 435-451]
• Limiti del materialismo storico [pp. 452-471]

▫▫▷ Capitolo settimo — Antropologia e filosofia [pp. (473) 475-479* … 543]
• Il progetto comunitario dell’utilizzabile [pp. 481-489]
• La natura è nella cultura [pp. 489-495]
• Mondo vissuto, corpo vissuto [pp. 496-520]
• Letture di Martin Heidegger: la quotidianità dell’esserci, l’essere-per-la-morte [pp. 520-532]
• Per un’etnologia riformata [pp. 532-543]

▫▫▷ Ernesto De Martino — L’etnologo al lavoro (dossier fotografico)

Appendici [pp. (545) … 585]
▫▫▷ 1. Apocalissi culturali e apocalissi psicopatologiche [pp. 547-579]
▫▫▷ 2. Tavola delle corrispondenze [pp. 581-585]

▫▫▷ Bibliografia
• Pubblicazioni di Ernesto De Martino [pp. 587-589]
• Bibliografia generale [pp. 589-606]

▫▫▷ ‹Indice dei nomi› [pp. 607-612]
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(*) note introduttive e commenti dei curatori.


4ª di copertina


Piccola Biblioteca Einaudi
Scienze religiose e antropologiche

La fine del mondo› di Ernesto De Martino va ormai annoverato tra i classici del pensiero europeo contemporaneo. La presente edizione offre numerosi elementi di sostanziale novità rispetto a quella pubblicata da Einaudi nel 1977, e consente ai lettori di gettare nuova luce sul capolavoro del grande studioso. Il lavoro collegiale di valutazione critica dei materiali preparatori dell’ampio saggio rimasto incompiuto si è proposto di far emergere in tutta la sua portata un pensiero complesso, situato al punto d’incrocio tra antropologia, filosofia e storia, in cui convergono stimoli intellettuali di varia provenienza, rielaborati dall’autore in modo del tutto personale. A tale scopo i tre curatori hanno deciso sia d’inserire nel testo una selezione degli scritti filosofici più rappresentativi, non presenti nell’edizione italiana, sia di porre in risalto i nessi strutturali tra le varie sezioni in cui si articola il progetto dell’opera: ciò ha comportato la revisione dell’intera architettura del volume, nel rispetto delle intenzioni dell’autore.

Alla base dell’indagine sulle diverse declinazioni storiche del tema della «fine del mondo» vi è il bisogno di fare luce sul presente della civiltà occidentale, attraversata da una crisi che sembra corroderne le fondamenta dall’interno, avviandola verso un assai probabile declino. De Martino s’interroga sulle motivazioni profonde di questo complesso fenomeno, volgendo lo sguardo alla psicopatologia, alla filosofia, all’arte e alla letteratura. Lo studioso affronta una serie di nodi cruciali, che vanno dal senso di «spaesamento» dell’uomo d’oggi allo sfaldamento della memoria storica, in cui sono sedimentate le scelte culturali che contraddistinguono una determinata civiltà.


Sommario:


Premessa di ‹Marcello Massenzio›. — Introduzioni di ‹Giordana Charuty›, ‹Marcello Massenzio›, ‹Daniel Fabre›. — Preambolo. — Il progetto. — I. Mundus. II. Le apocalissi psicopatologiche. III. Il dramma dell’apocalisse cristiana. IV. Apocalisse e decolonizzazione. — V. L’apocalisse dell’Occidente. VI. Antropologia e marxismo. VII. Antropologia e filosofia. — Appendici. — Bibliografia. — Indice dei nomi.


Ernesto De Martino (Napoli 1908 - Roma 1965) ha rinnovato profondamente gli studi antropologici e storico-religiosi. Tra le sue opere più note: ‹Il mondo magico›, ‹Morte e pianto rituale nel mondo antico›, ‹Sud e magia›, ‹La terra del rimorso› e ‹Furore, Simbolo, Valore›.


In copertina: William Blake, ‹Awake! Awake Jerusalem…›, tavola 97 da ‹Jerusalem› (Bentley Copy E), incisione a rilievo colorata a penna, acquerello e oro, 1804-20. Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection. (Foto © Bridgeman Images/ Mondadori Portfolio).


A pagina ii


Titolo originale ‹La fin du monde. Essai sur les apocalypses culturelles
© 2016, Éditions EHESS per le introduzioni, l’apparato critico e l’organizzazione dei testi
© 2019 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
Prima edizione italiana © 1977, 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
Traduzione dei contributi critici di Anna Iuso
Revisione generale e coordinamento dell’edizione italiana di Adelina Talamonti
Fotografie di Franco Pinna


A pagina iii


Ernesto De Martino

La fine del mondo
Contributo all’analisi delle apocalissi culturali

Nuova edizione a cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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UNA RECENSIONE — De Martino, ‹La fine del mondo› (Einaudi 2019)

La monografia su ‹La fine del mondo›, che Ernesto de Martino non poté portare a termine, esce qui in una nuova edizione, che riprende quella francese del 2016, curata e riorganizzata da Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio. Per studiare questo tema, generalmente occultato ma latentemente onnipresente nella nostra cultura, l’etno-antropologo si propone di esaminare e di confrontare tra loro diversi tipi di basi documentali, cioè sostanzialmente:
1) studi sui miti di periodiche distruzioni e rigenerazioni nel mondo antico;
2) le manifestazioni psicopatologiche in cui intervengono situazioni di “fine del mondo”;
3) l’apocalittica cristiana come espressa soprattutto nella letteratura neotestamentaria;
4) i movimenti religiosi millenaristici di emancipazione delle culture “primitive” in epoca postcoloniale;
5) il tema della crisi della società borghese (occidentale), quale viene espresso nella letteratura moderna.

I tratti comuni individuati in tali filoni di documentazione gli consentono di approfondire il concetto di “crisi della presenza”, già proposto nell’opera ‹Il mondo magico› (1948), formulando quello di “ethos del trascendimento”, una caratteristica specifica dell’essere umano (una “energia”, nei termini dell’autore) che lo spingerebbe a oltrepassare l’immediatezza della realtà sensibile per approdare al “valore”, separandosi in tal modo dalla natura e generando cultura e storia, e a superare poi incessantemente i valori già consolidati per generarne di nuovi. La crisi di questo “ethos” lo esporrebbe al rischio di crollo con vissuto di “fine del mondo”, ed è proprio per esorcizzare questo rischio che nella storia si sarebbero resi necessari magismo, mito e religione, i quali sarebbero per questo dotati di una loro specifica “razionalità”, in quanto permetterebbero di uscire dalla storia per rientrarvi surrettiziamente (“stare nella storia come se non ci si stesse”, scrive de Martino).

Si rivela dunque necessario superare l’ateismo rozzo di gran parte del materialismo storico di stampo marxista e la sua sbrigativa liquidazione dei fenomeni religiosi, che hanno finora impedito di riconoscere il vero ruolo e la portata storica delle pratiche magiche e religiose; pratiche che – possiamo aggiungere noi oggi – rischiano di risultare ben più longeve dello stesso marxismo.

Gli aspetti di questa ricerca sui quali si potrebbe discutere sono a nostro avviso principalmente i seguenti:
𝑎) de Martino attribuisce al cristianesimo un passo decisivo che condurrebbe all’estinzione della tradizione religiosa, avendo reimmesso – tramite l’incarnazione – il tempo storico nel tempo mitico, e indebolendo, di conseguenza, quel processo di “destorificazione” che costituisce la vera ragion d’essere della religione; al contempo questo passo avrebbe incentivato lo sviluppo delle scienze della natura e il progresso tecnico, ma anche e soprattutto la presa di coscienza, da parte dello storico e dell’etno-antropologo, delle logiche alla base dello sviluppo della cultura e della stessa evoluzione storica; presa di coscienza che impedirebbe, d’ora in avanti, di recuperare l’efficacia delle tecniche magico-religiose;
𝑏) de Martino qualifica l’“ethos del trascendimento” come “trascendentale”, cioè non riconducibile ad altri principî più fondamentali, in altre parole originario (“una potenza primordiale”, scrive); rinuncia, in tal modo, alla possibilità di una ricerca su come si sia potuta sviluppare, nel corso dell’evoluzione, quella “funzione simbolica” che secondo i paleo-antropologi differenzierebbe il genere umano dalle altre specie animali; questo auto-impedimento ci sembra legato alla sua frequentazione di ambienti filosofici e psichiatrici esistenzialisti; che occorra quindi cercare altrove?


COMMENTO — da completare.

NOTA 1: nell’indice (sommario) originale, la 1ª delle 3 introduzioni (quella della Charuty) ha il titolo in corsivo, mentre le 2 seguenti (rispettivamente di Massenzio e Fabre) no; a parte che la 1ª è una donna e gli altri 2 uomini, non si vede alcuna altra differenza significativa; nel testo, in particolare, tutti e 3 i titoli sono riportati in corsivo (come del resto anche i titoli delle rispettive sottosezioni); nella nostra trascrizione abbiamo tralasciato tutti questi corsivi nei titoli.

NOTA 2: nell’indice (sommario) originale, non compare il dossier fotografico inserito prima delle appendici; le 9 pagine (più una di titolo) che lo compongono non sono incluse nella numerazione e riproducono 11 foto delle campagne etnografiche di de Martino.

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[] Ernesto De Martino (…1965), ‹La fine del mondo›, Einaudi 2019.
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