giovedì 17 ottobre 2019

Fagioli, il morso alla mela e la conoscenza nel peccato originale

Nel volume di Massimo Fagioli, ‹La marionetta e il burattino› (1974, ed. L’Asino d’oro 2011), alla fine del § 6.4 (a p. 252), paragrafo intitolato “Il contenente diventa contenuto”, possiamo leggere:
Rapporto, separazione e trasformazione sono i tre termini essenziali alla realizzazione umana di essere come uomo pensante. Le due dimensioni fondamentali della realtà umana, lo sviluppo e la creatività si basano sul rapporto. Nella dinamica di rapporto lo scambio che fa di ciò che è esterno una realtà interna, comprende il rapporto-separazione-trasformazione.
La mistificazione dello sviluppo e della creatività umana come dinamica di trasformazione come introiezione, separazione, e ‹quindi› rapporto che, in questo modo è di identificazione proiettiva, è la regressione verso il non essere imposta dall’istinto di morte. Il comando della “ragione” che dice: «Mangia il tuo simile, accumula il capitale» per essere, è il comando-inganno del diavolo, del serpente. Mordi la mela e avrai la conoscenza. Introietta il “seno buono”, identificati con tuo padre, e sarai. I termini dell’essere vanno invece posti in questo ordine: rapporto, separazione e trasformazione.
I termini così posti, comprendono la trasformazione del desiderio in investimento sessuale ‹dopo› la sua soddisfazione, e la trasformazione della realtà esterna con la quale si è avuto rapporto mediante la realizzazione dell’Io, in realtà interna di memoria-fantasia.

Il discorso di Fagioli sulle dinamiche del rapporto tra esseri umani ci pare molto interessante, e meriterebbe un approfondimento, ma nel cpv. centrale c’è anche un richiamo evidente al mito del peccato originale contenuto nella Genesi; a sua volta, questo mito conterrebbe un’allusione, più o meno nascosta, ma comunque spesso trascurata, al cannibalismo (il morso) o quantomeno al suo equivalente psichico, l’introiezione; ricordiamo però che un precedente di tale aspetto del mito si ha già nel poema di Gilgameš (anche scritto come Gilgamesh), con la pianta dell’immortalità che il re di Uruk, nell’accomiatarsi da Uta-Napištim – il Noè mesopotamico – recupera in fondo al mare per farne dono ai suoi sudditi, ma che mentre egli dorme gli viene divorata proprio dal serpente, il quale acquista così una forma di eterna giovinezza, ottenuta mediante la muta della pelle.

Vi sono poi in altre culture numerosi esempi di episodi mitici in cui proprietà più o meno magiche, o immunità da sortilegi possono essere acquisite mangiando qualcosa, in genere un frutto o un fiore, ad esempio Ulisse-Odisseo nell’‹Odissea›; potrebbero avere anche questi miti in comune origine e significato?

Che pensare infine della celebre mela “avvelenata” di Biancaneve?

NOTA: in realtà, nella Genesi non è specificato di che frutto si trattasse; per qualche misterioso motivo è divenuta una mela nell’iconografia cristiana; e in ogni caso, le mele comparivano già nella mitologia greca: “il pomo della discordia” che fu remota causa della guerra di Troia (vedi wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Pomo_della_discordia).

Il sommario del volume di Massimo Fagioli è consultabile qui.

Sulla possibile origine di Yahweh come dio-serpente, suggerita da Graves e Patai (1963), e sull’eventuale nesso con l’episodio menzionato del poema di Gilgameš, si veda un nostro post precedente, qui.

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