Nella sola recensione antico-babilonese di Sippar è riportata una risposta di Siduri a Gilgameš in grado di colpire anche noi scaltri ‘lettori moderni’, del tutto inaspettata per la verità anche nel panorama della verace e immediata letteratura antica, così spesso frammista di indicazioni sapienziali (frammento di Sippar, III, 1-14):
1. «Gilgameš, (ma) dov’è che stai correndo?
La vita che insegui non la troverai (mai)!
Allorché gli dèi crearono l’umanità
fu la morte che essi riservarono all’uomo,
5. la vita (eterna) essi conservarono nelle loro mani.
Per ciò che ti riguarda, Gilgameš, riempi la tua pancia!
Divertiti il giorno e la notte,
tutti i giorni fa festa!
Balla e canta giorno e notte
10. (e) che le tue vesti siano (sempre) pulite!
Lava la tua testa e fa’ abluzioni con l’acqua!
Guarda teneramente il bambino che ti tiene la mano
(e) che la tua sposa non cessi di gioire sul tuo petto!
Questo è il destino [dell’umanità]!».
A parte una schiettezza che non ammette dubbi, non deve certo essere la morale pratica della saggia Siduri a stupirci. Nel panorama etico della Mesopotamia, infatti, come abbiamo già notato più volte, il giudizio sulla realtà non è mai aprioristico o fondato su considerazioni teoriche e astratte. Al contrario, la vita dell’uomo non era misurata dagli antichi abitanti della Terra tra i due Fiumi per ciò che essa rappresentava in se stessa (eccezion fatta, è ovvio, per re ed eroi), ma per i benefici che se ne potevano trarre: la ricchezza, la salute, la gioia anche sessuale e di una famiglia[29] .
Del resto questi temi etico-morali passeranno, attraverso la grande diffusione della cultura mesopotamica, nella tradizione sapienziale di molti altri popoli, che li rielaboreranno sulla base delle loro esperienze ideologiche e culturali. Colpisce tuttavia che essi riecheggino quasi alla lettera ancora nel ‹Qoelet› 9, 7-10:Va’, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere.In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo.Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole.Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare[30] .
Nelle note 29 e 30 D’Agostino precisa inoltre quanto segue:
Allorché D’Agostino afferma (nella nota 30): «Mi sembra di poter dire che ci sia qui qualcosa di più che una semplice coincidenza di tematiche», intende senza dubbio che contenuti e concetti originari della Mesopotamia – e quindi inerenti a una concezione tipicamente politeista – sono stati fatti propri dai più tardi redattori del Tanakh e della Bibbia.
Il sommario del saggio di D’Agostino e ulteriori annotazioni al riguardo sono consultabili qui.
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