martedì 18 giugno 2019

Simonetta Ponchia, gli Anunnaki e il dogma della trinità

Il volume di Simonetta Ponchia intitolato ‹Gilgamesh, il primo eroe. Antiche storie della Mesopotamia› (Nuove Edizioni Romane, 2000), è corredato da un utile Glossario, posto alla fine del volume, nel quale, alle pp. 150 e 151 si legge:
An: è il dio sumerico del cielo; in accadico è chiamato Anu. La parola ‹an› significa proprio “cielo” e il segno con cui è scritta si legge anche ‹dingir›, “dio”. An/Anu è il padre degli dei, sposo della dea Urash o Ki, la terra.

Anunnaki: in origine era il nome degli dei più antichi, gli dei primordiali, poi ha subito variazioni nell’estensione del suo significato, designando ora gli dei supremi, ora gli dei degli inferi, dato che gli dei primordiali erano connessi con le forze sotterranee della fertilità. Nel significato di dei supremi indica i sette dei: An, Enlil, Enki, Mami, Nanna, Utu, Inanna.

A prima vista, si direbbe vi sia una contraddizione, visto che An, il padre degli dei, era identificato col cielo; tuttavia coerenza e non contraddittorietà pare non fossero requisiti essenziali per un sistema politeistico. Perché mai, comunque, le “forze della fertilità” dovevano essere “sotterranee”?

Il segno ‹dingir› (𒀭), traslitterato talvolta come ‹diĝir› e trascritto come “ᵈ” (senza virgolette), rappresentava in origine una stella, “disegnata” mediante 4 “cunei” incrociati al centro; veniva anteposto come determinativo ai nomi propri per evidenziarne la natura divina, ad esempio ᵈEn-lil₂ per il dio Enlil.

Ci chiediamo inoltre che relazione ci fosse tra questi 7 Anunnaki intesi come dèi supremi (An, Enlil, Enki, Mami, Nanna, Utu e Inanna) e il sistema di numerazione tradizionale utilizzato in Mesopotamia, che era notoriamente a base sessagesimale. Si tenga presente che in tale sistema 7 è il minimo divisore di un generico intero che non dà (sempre) un risultato finito; proprio come il 3 nel nostro sistema decimale, che è suscettibile di produrre per divisione infinite cifre decimali. La divisione di una data quantità per 7 era un problema che uno scriba degno di tale qualifica doveva saper risolvere speditamente, magari per approssimazione.

NOTA 1: sarà per un motivo analogo che i cristiani hanno il dogma della trinità?

NOTA 2: ci sarebbe anche il sospetto che i 7 dèi supremi (An, Enlil, Enki, Mami, Nanna, Utu e Inanna) fossero legati ai 7 “pianeti” noti e osservabili con i mezzi disponibili all’epoca; e qualora questi fossero stati fatti corrispondere anche a giorni successivi (come avviene anche oggi, almeno in Occidente), si potrebbe avanzare l’ipotesi che la settimana non sia stata un’invenzione degli ebrei (sullo schema del mito della Creazione), ma che essa esistesse già nella cultura babilonese, e sia stata al contrario la ‹Genesi› ad averla presa in prestito. Da verificare.

Il sommario del volume di Simonetta Ponchia è consultabile qui.

Il glossario posto alla fine del volume, contenente diversi termini sumeri, accadici e assiro-babilonesi, nonché nomi di dèi, eroi e personaggi, è accessibile qui.

Uno schema cronologico della letteratura sumero-accadica, posto anch’esso alla fine del volume, è consultabile qui.

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