lunedì 3 giugno 2019

Erodoto, le Historiae e la descrizione di Babilonia

Nel volume di Franco D’Agostino, ‹Gilgameš - Il re, l’uomo, lo scriba›, edito da L’Asino d’oro edizioni (2017), nel 1° capitolo, a p. 6 sono riportati alcuni passi della descrizione di Babilonia tratta dalle ‹Historiae› di Erodoto:
Giace (Babilonia) in un’ampia pianura che ha un’estensione su ogni lato di 120 stadi (21.240 m) ed è a forma di quadrato; questi stadi del perimetro della città sono tutti insieme 480 (84.960 m) […]. Prima di tutto la circonda un fossato profondo e largo e pieno d’acqua, quindi un muro che ha la larghezza di 50 cubiti (26,25 m) e un’altezza di 200 cubiti (105 m) […].
Sopra il muro poi, lungo i margini, eressero delle costruzioni di un solo vano, rivolte l’una verso l’altra, e in mezzo a queste costruzioni lasciarono spazio sufficiente perché potesse passarvi una quadriga. Intorno al muro ci sono cento porte, tutte di bronzo, e stipiti e architravi uguali […].
La città vera e propria, che è piena di case a tre e quattro piani, è divisa da strade dritte, e particolarmente da strade trasversali che vanno verso il fiume (Eufrate) […].
Al centro di ciascuna delle due parti della città sorgono nell’una la reggia circondata da un recinto grande e unito, nell’altra il tempio di Zeus Belo (Marduk), dalle porte di bronzo […]. In mezzo al tempio si erge una torre massiccia, che misura uno stadio (177 m) sia di lunghezza sia di larghezza, e su questa è posta un’altra torre, e su questa un’altra, sino a otto torri. La strada che vi sale è costruita all’esterno a spirale, e circonda tutte le torri […].
Nell’ultima torre, poi, c’è un grande tempio, e nel tempio è posto un grande letto fornito di belle coperte e gli è accanto una tavola d’oro. Non c’è lì alcun simulacro di divinità e di notte nessuno degli uomini vi dimora, a eccezione di una sola donna del paese, quella che il dio ha scelto fra tutte.

Lo stesso D’Agostino precisa tuttavia, nella nota 2, che: «…secondo alcuni, Erodoto non si recò mai a Babilonia, descrivendola invece sulla base di informazioni di seconda mano (idea corrente già alla metà del XIX secolo)…», il che però non è sufficiente per concludere che la descrizione fornita dallo storico non sia attendibile.

NOTA: i “cubiti” di Erodoto risultano essere leggermente più corti di quelli di Gilgameš, che lo stesso D’Agostino dichiara (nel 5° capitolo) essere di circa 60 cm.

Il sommario del saggio di D’Agostino è consultabile qui.

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