Caro Luciano,
ho avuto la ventura, da ragazzino, di incontrare una donna assai brutta. A me parve bruttissima appena la vidi. Ho sempre bevuto molto, da tutti, le strade e le stradine percorse, deserte, salvo le molte puttane, molli di pioggia si trasformarono per me in uno di quei labirinti che fanno ogni istituto di psicologia, da un milione di anni, che servono per certi esperimenti sugli uomini: sull’istinto animale, la ripetizione, la rassegnazione, la passività.
Dentro quei vicoli mi muovevo con pochissima sicurezza, dapprima, che diventava, poi, sempre maggiore. Guidato da un desiderio forsennato e dalla certezza che le cose non potevano essere in quel modo. Era una sensazione dolorosa aumentata dalla mia nebbia di allora. E il mio corpo era in subbuglio. Penso che tu intenda cosa voglio dire. Quella donna, la realtà psichica umana, le cui labbra bellissime nascondevano spesso, troppo spesso i denti guasti dell’invidia e della rabbia.
Ne cercai di donne, anch’io avevo bisogno di quella sana che curasse la mia sifilide, il mio desiderio cieco, la negazione della realtà psichica umana.[…]
Inizia con queste parole il testo di una lettera di Massimo Fagioli, pubblicata il 24 aprile 1980 da “Lotta Continua”, cui era stata inviata in risposta a un’altra lettera, pubblicata in precedenza sullo stesso giornale, firmata da Luciano Ardiccioni. Per questo motivo, la lettera di Fagioli, che ha per titolo ‹Ragazzino donne e sifilide›, è anche nota, tra gli appassionati di cose fagioliane, come ‹Risposta a Luciano›.
Non ci interessa tanto, in questa sede, commentare le implicazioni teoriche della lettera, né la qualità della dialettica che il testo esprime, quanto considerare l’immagine che la redazione prese l’iniziativa di associare al testo. Un tale abbinamento – anche considerando i richiami “classici” e mitologici evidenti dell’illustrazione – ci sembra poco abituale per quel giornale, soprattutto nella pagina riservata ai contributi dei lettori. Un’immagine più completa, di cui quella associata al titolo è un dettaglio, venne riprodotta in calce alla pagina, sotto il testo della lettera (e la firma di Fagioli):
In essa si possono distinguere, oltre al “ragazzino”, 4 donne più o meno abbigliate e in pose molto diverse – probabilmente riconducibili a figure mitiche – e, in alto a sinistra, un gruppo di 3 uccelli rapaci – forse aquile? In realtà, però, anche questa immagine più ampia è a sua volta un dettaglio di un’opera più complessa, che riproduciamo qui:
Si tratta di un’incisione (acquaforte?), del pittore e scultore tedesco Max Klinger (1857-1920), intitolata ‹Dedication (Widmung) to Arnold Böcklin› (1887). Quest’ultimo, Arnold Böcklin (1827-1901), pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero, fu uno dei principali esponenti del Simbolismo tedesco, ed è noto in particolare per ‹L’isola dei morti› (‹Die Toteninsel›), una serie di cinque dipinti realizzati tra il 1880 e il 1886.
Potrebbe venire il dubbio che vi fosse, nelle intenzioni della redazione di “Lotta continua”, un riferimento al titolo di ‹Istinto di morte e conoscenza›, il primo libro di Massimo Fagioli, nel quale sono esposti i fondamenti della teoria della nascita?
L’arco nelle mani della figura centrale starebbe forse a rappresentare la conoscenza? Oppure quel “saper fare”, così essenziale nell’arte medica (e anche in psichiatria), che può salvare la vita, ma anche uccidere?
AMBIGUITÀ: nella pagina di wikipedia dedicata a ‹L’isola dei morti› di Böcklin, si può leggere quanto segue (https://it.wikipedia.org/wiki/L’isola_dei_morti_(dipinto)):
Ovviamente non possiamo essere sicuri che questo dettaglio fosse a conoscenza dei redattori di “Lotta continua”, si insinua tuttavia il sospetto che l’associazione dell’immagine alla lettera di Fagioli potesse celare un’allusione quantomeno ambivalente.[…] ‹L’isola dei morti› accese persino la fantasia di Adolf Hitler: senza dubbio affascinato dall’oscura simbologia del dipinto, il Führer acquistò la terza versione del dipinto nel 1933, per poi collocarla nel Berghof prima e nella Cancelleria del Reich poi. Esiste una foto raffigurante Hitler nel suo studio, in compagnia del Ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov e del Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop, uomini di stato che avevano sottoscritto il patto di mutua non aggressione tra Germania Nazista ed Unione Sovietica: ebbene, sulla parete è visibile proprio ‹L’isola dei morti›.
Il testo completo della ‹Risposta a Luciano› di M. Fagioli può essere letto qui.
La lettera di L. Ardiccioni, intitolata ‹Il medico, il carabiniere e il vicino di casa›, è consultabile qui.
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