Nei miti greci l’elemento tempo è trascurato come accidentale. Così, secondo alcuni, la regina Elena, che serbò intatta la sua bellezza durante i dieci anni dell’assedio di Troia e durante i dieci anni che seguirono, avrebbe dato al re Teseo una figlia, una generazione prima dell’inizio dell’assedio. Nondimeno le due storie non sono narrate dal medesimo autore, e gli studiosi greci avrebbero potuto pensare a due regine di nome Elena, oppure all’errore di qualche mitografo. Nei miti ebraici, invece, Sarah rimane irresistibilmente bella dopo il novantesimo anno di età, concepisce e partorisce Isacco e oltre a lui allatta i bimbi dei vicini. I patriarchi, gli eroi e i primi re vivono circa un migliaio d’anni. Il gigante Og sopravvive al diluvio di Noè, ad Abramo, ed è alla fine ucciso da Mosè. Il tempo è visto al telescopio. Adamo vede tutte le future generazioni dell’umanità sospese al suo corpo gigantesco; Isacco studia le leggi di Mosè (rivelate dieci generazioni più tardi) nell’Accademia di Sem, che fiorì dieci generazioni prima di lui. In verità, l’eroe dei miti ebraici non è soltanto profondamente influenzato dalle azioni, dalle parole e dai pensieri degli avi e conscio della propria profonda influenza sul destino dei discendenti, ma è ugualmente influenzato dal comportamento dei suoi discendenti, e influenza quello dei suoi antenati. Il re Geroboamo adorò il vitello d’oro a Dan, e quel culto peccaminoso stroncò la forza di Abramo quando costui inseguiva i nemici nella medesima località, mille anni prima.
Si potrebbe con ogni probabilità allargare l’indagine ad altre culture, a partire ad esempio da quella mesopotamica antica e da quella egizia, e includervi poi quella persiana, quella indiana e quella cinese, solo per citarne alcune delle maggiori e più studiate.
Un nesso altrettanto interessante si potrebbe fare con la concezione del tempo che emerge da recenti ricerche in fisica teorica, secondo le quali il tempo non sarebbe una variabile fondamentale come era ad esempio nella formulazione di Newton – ma in fondo anche nella relatività di Einstein – bensì una sorta di grandezza “termodinamica” che avrebbe senso e significato solo a partire da certe scale di grandezza, tipicamente macroscopiche o, se si vuole, “mesoscopiche” (così come avviene per la temperatura); si legga ad esempio ‹L’ordine del tempo› del fisico Carlo Rovelli (Adelphi 2017).
Il sommario del volume di Robert Graves e Raphael Patai è consultabile qui.
Il sommario del volume di Carlo Rovelli è consultabile qui.
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