venerdì 17 maggio 2019

Liverani: “patriarcato” e “strategie matrimoniali” nei villaggi del neolitico

Nel saggio di Mario Liverani, ‹Antico Oriente› (1988), Laterza 2003, nell’ambito del 3° capitolo, intitolato a ‹Le premesse neolitiche e calcolitiche›, § 3.2: ‹Il Neolitico pieno: i caratteri generali›, a p. 75, leggiamo:
I villaggi sono di norma piccoli e radi. La dimensione ridotta, valutata di concerto alle strategie matrimoniali, induce a ritenere che l’insediamento coincidesse con poche famiglie estese, e al limite con una sola, e che comunque l’imparentamento all’interno del villaggio fosse pressoché generalizzato. La struttura sociale e decisionale è dunque impostata sulla presenza di uno o di pochi capi-famiglia («anziani» o «patriarchi» che dir si voglia); su differenziazioni drastiche per sesso, età, provenienza; ma su differenziazioni relativamente modeste di carattere socio-politico. Non emergono ancora, neppure dai corredi delle sepolture – per non dire della dimensione e attrezzatura delle abitazioni – differenze di rango significative.

Il passo si riferisce agli insediamenti nel tardo neolitico – prima dell’avvento di quella “rivoluzione urbana” che avrebbe dato grande impulso allo sviluppo delle prime civiltà della Mesopotamia. Ci colpiscono 2 affermazioni di Liverani che meriterebbero un ulteriore approfondimento:

«La dimensione ridotta […degli insediamenti…] induce a ritenere che […] l’imparentamento all’interno del villaggio fosse pressoché generalizzato»: perché si esclude che vi fossero pratiche di scambio o di emigrazione da un villaggio all’altro per mantenere una certa variabilità genetica? Pratiche del genere sembrano attestate ad esempio nel neolitico (vedi nota) nell’Europa centrale – in questo caso sembra fossero prevalentemente le donne a emigrare, probabilmente al séguito di gruppi itineranti, mentre gli uomini erano più legati al territorio.
NOTA: si veda ad esempio un articolo di G. Talignani, pubblicato da R.it (“Repubblica”) il 18/09/2017 col titolo ‹Nel Neolitico erano le donne la chiave della conoscenza› (qui: http://archividiroccosolina.blogspot.com/p/2017-09-18-repubblica-talignani-donne.html), articolo che, pur essendo discutibile sotto tanti aspetti, fa riferimento a ricerche di grande interesse e impatto antropologico.

«La struttura sociale e decisionale è […] impostata sulla presenza di uno o di pochi capi-famiglia (“anziani” o “patriarchi” che dir si voglia) […]»: il termine “patriarchi”, oltre a richiamare reminiscenze bibliche, presuppone che si sia già in ambito “patriarcale”, il che non è invece per nulla scontato; oltretutto occorrerebbe spiegare come e perché si sia passati da una organizzazione di tipo “matriarcale” – o quantomeno “matrilineare” – quando le donne erano le custodi della caverna e assicuravano la sopravvivenza del gruppo, ad una “patriarcale”, passaggio che potrebbe essere avvenuto proprio col paleolitico, quando si comprese (per analogia con gli animali) il ruolo maschile nella riproduzione.

Il sommario del volume di Liverani, ‹Antico Oriente - Storia società economia›, è consultabile qui.

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