giovedì 2 maggio 2019

Della Pergola, Liverani e le diverse vie per il monoteismo

Sempre nel saggio di Fabio Della Pergola, ‹Dall’impuro al peccaminoso›, Licosia Edizioni (dicembre 2018), all’inizio del paragrafo 4.3, alla p. 83, si legge:
Siamo in una fase [il periodo pre-esilico] in cui le differenze tra politeismo e monolatrìa sono sfumate e dai confini labili e fluttuanti. La tendenza monolatrica non riguardava però solamente il popolo ebraico; era un processo diffuso in tutto il Vicino Oriente dell’epoca. Anche nel caso del Dio supremo dei babilonesi, Marduk, che era solitamente accompagnato da un ricco pantheon, in epoca tardo-babilonese si osserva un concentrarsi delle varie divinità minori in un ente unico; progressivamente «tutte le divinità venivano identificate con funzioni o aspetti di Marduk» […]. Gli dèi divennero sfaccettature diverse di un solo dio che cambiava “maschera”, aspetto, nome e funzioni, ma che era — o stava diventando — sostanzialmente unico. Il processo di condensazione delle varie divinità in un ente unico, cronologicamente ‘primo’ e gerarchicamente superiore, forse fu limitato, ma era comunque iniziato e diffuso nel Vicino Oriente anche prima della stesura del testo biblico.

FdP fa riferimento in nota al testo di M. Liverani, ‹Oltre la Bibbia› Laterza, Roma-Bari 2012, p. 226, dove puntualmente troviamo:
La condizione della diaspora [l’esilio babilonese] ebbe senza dubbio i suoi effetti […]: non solo nel rafforzare l’affermazione dell’enoteismo nazionale come potente mezzo di auto-identificazione, o anche nel separare il popolo dei fedeli dai punti di riferimento materiale del culto, ma anche nell’introdurre a processi di identificazione incrociata già assai sviluppati nella Babilonia di età tarda, dove tutte le divinità venivano identificate con funzioni o aspetti di Marduk:
Urash è Marduk della piantagione
Lugalidda è Marduk dell’abisso
Ninurta è Marduk del piccone
Nergal è Marduk della battaglia
Zababa è Marduk della guerra
Enlil è Marduk della signoria e della consultazione
Nabu è Marduk della contabilità
Sin è Marduk che illumina la notte
Shamash è Marduk della giustizia
Adad è Marduk della pioggia
Tishpak è Marduk delle truppe
il Grande Anu è Marduk del […]
Shuqamuna è Marduk del contenitore
[…] è Marduk di ogni cosa […]
Ma in Babilonia l’esistenza di diverse città, tutte col loro pantheon e col loro dio cittadino, tutte con importanti santuari (dotati di estese funzioni socio-economiche), contribuirono a mantenere questa tendenza verso l’unificazione ad un livello di speculazione teologica. La congiuntura storica ebbe il suo peso: non è un caso che la teologia babilonese di tipo “identificativo” (o “riduzionista”: tutto il pantheon diventa una sfaccettatura di Marduk), l’emergere del “dualismo cosmico” zoroastriano, e l’emergere del “profetismo etico” giudaico si collochino tutti in uno stesso torno di tempo (VI secolo) e in un ambito geografico piuttosto ristretto.

Ci assalgono tuttavia alcuni dubbi:

• passi per le divinità maschili, ma anche quelle femminili venivano “assorbite”? Francamente ci pare difficile da credere (se non altro perché Marduk avrebbe dovuto assumere caratteri – anche fisici – femminili), così non restano che 2 possibilità: o erano state in qualche modo già “eliminate” in precedenza (o relegate in 2° piano), oppure rimanevano “indipendenti” (non risulta infatti vi fosse un corrispondente processo di unificazione in ambito femminile);

• la tendenza babilonese a “condensare” o “assorbire” le varie divinità in una unica (Marduk) non sembra la stessa che portò alla formulazione del monoteismo né in ambito giudaico (lì si tratta piuttosto di esclusione delle altre divinità come “false”), né tantomeno in ambito greco (dove la strada seguìta sembra invece quella dell’astrazione filosofica, della logica astratta di Parmenide e Senofane che “supera” il pantheon della religione tradizionale);

• il “torno di tempo (VI secolo)” ci richiama alla mente l’età assiale di Jaspers, ma l’“ambito geografico piuttosto ristretto” (sempre Liverani) sembrerebbe contraddirla, dato che la concezione jaspersiana era quella di un mutamento che coinvolse più o meno contemporaneamente tutte le civiltà più progredite sulle terre “connesse” in quell’epoca (fino all’estremo Oriente).


NOTA: a conferma di quanto ipotizzato al 1° punto, ci si può divertire a cercare informazioni sulle varie divinità menzionate nell’iscrizione riportata da Liverani:
  • Urash era divinità femminile tra i Sumeri (identificata con Apsu, le acque sotterranee e prima sposa di Anu, il padre degli dèi); in tempi successivi divenne invece divinità maschile tutelare di Dilbat, città a nord di Babilonia;
  • Lugalidda non si sa, ma Lugal (grande uomo) era il titolo dei re sumeri, dunque si trattava probabilmente di una divinità maschile;
  • Ninurta era dio di Lagash, identificato con Ningirsu;
  • Nergal (o Nerigal Signore della grande città) sposo di Ereshkigal, la regina degli inferi, è il dio del calore solare, del fuoco, delle inondazioni e delle pestilenze;
  • Zababa era dio tutelare della città di Kish (in Sumer);
  • Enlil (“Signore delle tempeste” in sumero), era l’antico dio mesopotamico del vento, dell’aria, della terra e delle tempeste;
  • Nabu era il dio della scrittura e della saggezza;
  • Sin (o Sîn, akkadico) = Nanna (sumero) era il dio della luna;
  • Shamash (o Šamaš, in accadico) = Utu (in sumero) era il dio del sole; è il dio rappresentato sulla stele di Hammurabi nell’atto di consegnare al re il suo famoso codice;
  • Adad (in accadico) = Ishkur (in sumero) era il dio della pioggia e della tempesta;
  • Tishpak (Tispak), dio akkadico che sostituì Ninazu come divinità tutelare di Eshnunna, era un dio guerriero;
  • An (in sumerico) = Anum o Anu (in akkadico) era il dio del cielo, artefice del creato, padre degli dei e sposo della dea Antum; gli era sacro il numero 60, massima cifra del sistema di numerazione mesopotamico; An/Anu in akkadico vuol dire “colui che appartiene ai cieli”;
  • Shuqamuna (un dio Kassita), rappresentato da un uccello su un trespolo, era associato, insieme a un’altra divinità, all’investitura dei re.
Pare dunque nella lista di Marduk fossero tutte divinità maschili.

Il sommario del saggio di F. Della Pergola è consultabile qui.

Il sommario del volume di M. Liverani, ‹Oltre la Bibbia›, è consultabile qui.

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